Albero infinito

Allestimento nelle sale del Museo MINE
Paese abbandonato di Castelnuovo dei Sabbioni, Cavriglia, (AR)
2021

Il borgo abbandonato di Castelnuovo dei Sabbioni sembra un luogo privo di vita.
Nel suo volto in realtà resta impressa la sofferenza, segno di quella forza che anima i luoghi e gli esseri umani. Castelnuovo è esangue per le dolorose ferite che ha conosciuto.

Negli anni Ottanta, l’intera popolazione locale è stata strappata dal suo luogo natio e ricollocata in un nuovo centro urbano poco distante a causa dei pericoli legati a quell’estrazione di lignite che, nei vent’anni precedenti, aveva già stravolto l’aspetto del borgo.

Un viaggio a ritroso in una memoria cosparsa di cicatrici, che si spinge sino al 4 luglio 1944, durante l’occupazione nazista, quando settantatré persone furono fucilate e arse nel paese. Oggi, al posto della vecchia miniera sorge un grande lago artificiale, le case del borgo vecchio sono in abbandono e ricoperte di vegetazione, gli ultimi testimoni superstiti sono molto anziani.

Albero Infinito, installazione architettonica e audiovisiva, vuole contribuire a vivificare questa memoria. All’opera è dedicata l’ultima stanza del Museo MINE, nel cuore del borgo.

È un albero nero, in ferro, dalle venature-ferite del suo tronco fuoriescono come linfa i racconti di chi queste ferite le ha vissute in prima persona.

È il risultato di un lavoro collaborativo di ascolto ed elaborazione delle testimonianze, che parla di Castelnuovo e di quei paesi vicini che ne condividono la storia.